Milano, 11 novembre 2009. Agenti e automezzi della Digos in Via Bergamo 3 Milano, in funzione antisociale per l’esecuzione di sfratti di anziani.
A cura della Redazione.
QUESTAMANI UNA PENSIONATA MINIMA SETTANTENNE E’ STATA BRUTALMENTE SFRATTATA CON LA FORZA PUBBLICA DOPO 30 ANNI DI CONVIVENZA DI FATTO.
Il grave episodio già preannunciato ieri sera con un comunicato stampa di Avvocati senza Frontiere è avvenuto intorno alle ore 12, in Via Bergamo 3, Milano, in danno della sig.ra Maria Teresa Russo, dopo circa tre ore di assedio e di inutili tentativi di indurre l’Ufficiale Giudiziario procedente e la Polizia di Stato (Digos), scandalosamente presenti con ben due blindati e uno sproporzionato spiegamento di forze e agenti, a sospendere le operazioni, trattandosi di un’esecuzione illegittima, nei confronti di persona ultrassettantenne, afflitta da gravi patologie, per cui è prevista per legge la sospensione degli sfratti, sino al 31.12.2009, in base ai noti decreti governativi (Dlgs n. 158/2008 e n. 78/2009).
Ignorando le disposizioni di legge che impongono la sospensione automatica degli sfratti per finita locazione nei confronti di tali categorie di anziani disagiati l’U.G. e gli agenti della Digos hanno fisicamente impedito con l’uso della forza al Presidente di Avvocati senza Frontiere e al legale dell’anziana donna che l’assistono, di avvicinarsi all’abitazione, inducendo in tal modo la signora Maria Teresa Russo a subire una visita coattiva del medico della Asl, che già in precedenza ne aveva attestato le gravi condizioni di salute e l’intrasportabilità.
In tale contesto, l’anziana donna rifiutava il ricovero coattivo in una struttura per anziani, proposto dal medico della Asl e dagli assistenti sociali [peraltro contrario ai principi costituzionali: Art. 32], i quali insieme all’U.G., agli della Digos e al legale della controparte facevano pressioni morali e psicologiche affinchè l’anziana donna, rimasta sola per circa mezz’ora, lasciaasse immediamente l’abitazione, affermando che tanto la causa [invero ancora da istruirsi] sarebbe stata già “persa” e che “prima o poi se ne se sarebbe dovuta andare“.
Dopo di che, l’esecuzione di sfratto veniva portata ad estreme conseguenze con l’immissione nel possesso dei nipoti dell’ex convivente della sig.ra Russo, alla presenza dei legali delle parti e del Presidente di Avvocati senza Frontiere Dr. Pietro Palau Giovannetti che difendono l’anziana donna, i quali hanno denunciato gli atti di prevaricazione subiti dalla Digos e l’illegittimità dello sfratto, preannunciando di sporgere querela anche nei confronti dei magistrati (ritenuti appartenenti a una loggia coperta), che ignorando ogni ragione e più elementare diritto civile dell’anziana donna hanno permesso che l’esecuzione venisse portata ad estreme conseguenze.
A riguardo, si ricorda che i legali del Movimento per la Giustizia Robin Hood hanno già denunciato lo Stato Italiano avanti la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo, in relazione alla violazione del diritto abitativo della sig.ra Maria Teresa Russo, vittima di una giustizia che calpesta i più elementari diritti umani, anche delle persone anziane e in stato di indigenza.
Nonostante ogni possibile opposizione e appello i giudici milanesi hanno infatti sinora negato alla Sig.ra Maria Teresa Russo qualsiasi diritto abitativo sulla propria casa coniugale di via Bergamo 3, ove ha convissuto per oltre 30 anni “more uxorio” (quale convivente di fatto) con l’intestatario dell’appartamento, prematuramente deceduto senza lasciare a quanto parrebbe testamento.
30anni fa l’immobile venne acquistato dal convivente dell’anziana donna la quale, pur contribuendo al pagamento del prezzo e delle spese condominiali ordinarie e straordinarie per oltre 30 anni, non è mai formalmente divenuta intestataria, seppure risulti consigliera condominiale e cointestataria per volontà del de cuius delle richieste di pagamento degli oneri condominiali, come confermato dall’Amministratore del Condominio e da numerosi condomini.
Circostanze documentali e prove testimoniali che i giudici milanesi hanno letteralmente ignorato, rifiutando qualsiasi motivazione di diritto, anche limitatamente all’esclusione del diritto abitativo, ormai riconosciuto da una giurisprudenza sempre più orientata alla protezione della convivenza “more uxorio”. Negli anni l’abitazione di Via Bergamo è infatti diventata il centro della convivenza di fatto della coppia, anche durante la fase terminale dell’improvvisa malattia del defunto sig. Rugini Carlo, assistito fino alla fine dalla sua compagna.
L’azione di sfratto promossa dagli unici eredi legittimi, i nipoti, sinora avvallata dal Tribunale di Milano (e in fase di sospensiva della sentenza di primo grado anche dalla Corte d’Appello), si fonda sull’erroneo assunto che l’anziana donna, dopo la morte del convivente, non avrebbe più alcun titolo a permanere nella casa di abitazione, in quanto non riconoscibile ad avviso dei giudici della lobby giudiziaria milanese nè un diritto abitativo nè successorio.
Sulla base di queste distorte considerazioni di diritto che non trovano legittimazione in nessun altro Paese civile europeo [né tantomeno nella giurisprudenza di merito e legittimità] il Tribunale di Milano ha dichiarato risolto per “finita locazione” un preteso quanto inesistente contratto di “comodato precario” (durato la bellezza di 30 anni!!!).
La sig.ra Russo si è quindi rivolta alla rete di Avvocati senza Frontiere, istituita dalla Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood, da cui ha ricevuto assistenza legale, in ogni sede, col patrocinio a spese dello Stato.
I legali dell’associazione hanno quindi proceduto su più fronti:
– da una parte la revoca della condanna al rilascio e l’accertamento dell’inesistenza del preteso contratto di “comodato precario”, impugnando la sentenza di primo grado;
– dall’altra hanno agito per l'”accertamento del diritto di successione (iure hereditario) o in via subordinata di usucapione del diritto abitativo, quale convivente di fatto.
Non avendo ottenuto alcuna tutela e provvedimento cautelare di sequestro dell’immobile sono stati poi proposti una raffica di reclami in via d’urgenza, ricorsi in opposizione all’esecuzione, ed infine, la denuncia alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, senza che i giudici milanesi, abbiano provveduto a tutelare i diritti dell’anziana e malata donna, la quale versa in condizioni di salute precarie, tanto da essere stata già dichiarata intrasportabile dal medico della Asl.
L’eclatante caso di malagiustizia milanese e italiana riporta con forza alla ribalta tre problematiche di largo interesse per l’opinione pubblica e la sopravvivenza dello Stato di Diritto, coinvolgendo milioni di famiglie italiane:
1) l’irrisolto problema delle unioni di fatto;
2) l’uso delle Forze dell’Ordine e l’assenza di controlli sulle attività della magistratura;
3) l’indipendenza della magistratura e non appartenenza a logge massoniche.
La prima problematica ci spinge a riflettere sull’annoso vuoto normativo lasciato da entrambi i governi in tema di patti di solidarietà civile (“pacs” o “dico”), ovvero sull’assenza di
adeguate e più moderne soluzioni legislative (in questo caso riguardanti la mera tutela di una “normale” coppia), adatte alle esigenze che l’evoluzione sociale, culturale e di costume impone con urgenza alla collettività, e che nella maggioranza degli altri sistemi giuridici europei trovano riconoscimento e la dovuta considerazione, in alcun casi già da ben oltre 20 anni (Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Portagallo, etc).
La seconda e la terza problematica ci spingono invece a riflettere su quali siano le effettive funzioni del sistema giudiziario italiano e i compiti delle Forze dell’Ordine e della Magistratura italiana, troppo spesso asserviti agli interessi della politica, delle mafie e della massoneria deviata che occupano e soffocano le istituzioni.
Tutori della legalità e dei diritti delle parti più deboli ?
O, cani da guardia del potere o delle logge massoniche che fanno affari con la giustizia?
Per maggiori informazioni e servizio fotografico dell’esecuzione: 02-36582657 – 329-2158780