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LA QUESTIONE GIUSTIZIA IN ITALIA

sabato 05th, Gennaio 2008 / 17:39 Written by

di Nicola Cioffi, avvocato

Nell’attuale situazione di impotenza della magistratura sana e di totale sfascio della giustizia italiana, sempre più moribonda e controllata dalle vari mafie e consorterie, che controllano i gangli vitali delle istituzioni democratiche, riteniamo necessario affrontare, nuovamente, la "questione giustizia in Italia", pubblicando l’appello del collega di Napoli, con l’auspicio di stimolare l’apertura di un ampio dibattito pubblico sul tema dell’impunità di cui gode la magistratura e di potere presto promuovere un convegno nazionale sulla responsabilità civile dei magistrati.

Ciò, ovviamente a prescindere dalle diverse posizioni e impostazioni che in larga parte possono separarci dall’Autore, le cui diversità ben lungi dal rappresentare un freno al dialogo, costituiscono un punto di partenza comune per dar vita a una nuova magistratura al servizio dei cittadini  e dei soggetti più deboli (n.d.r.).

Nel Novembre ’07 ricorre "l’anniversario" del concepimento della legge n° 117 poi emanata dopo pochi mesi e cioè il 13/04/88 ad oggetto la responsabilità civile dei magistrati; tale legge fu la incredibile "risposta" da parte del Parlamento Italiano alla volontà del popolo manifestatasi attraverso il Referendum dell’8 – 9 Novembre 1987.

Questa legge, fu subito chiaro e negli anni ampiamente provato, un fortino inespugnabile di  quello che, ormai, viene definito "il potere".

Fortino sempre più fortificato nel corso di questi anni, così vanificando, totalmente, la volontà popolare.

La irresponsabilità del magistrato ormai è fatto conclamato; in questi 20 anni si è dovuto constatare l’abnegazione, il coraggio, la probità e cosa più importante, la terzietà  di alcuni magistrati ma purtroppo si è dovuto anche constatare che altri hanno fatto mercimonio del loro potere profittando del ruolo.

In altre sedi, scientifiche e non, si discuterà del millenario e mai risolto problema della giustizia. Qui si vuole soltanto e più modestamente, cercare di dare un piccolo contributo, che abbiamo individuato nel tentativo di riproporre la vexata quaestio che è quella, per noi fondamentale, di un magistrato che risponda personalmente, come rispondono tutti, del proprio operato nell’esercizio della sua attività. Così come risponde l’ingegnere dei propri calcoli laddove sbagli, così come il medico laddove sbagli, e così via.

Ove il magistrato non se la senta, in virtù di un ipotetico metus di azioni "irresponsabili" da parte del cittadino, può cambiare mestiere.

Ormai ci sono milioni di giovani preparati e pronti a "rischiare" di rendere giustizia e in piena serenità.

Ma non intendiamo continuare con questo discorso, non ci interessa.

Intendiamo, lo ripetiamo, cercare chi vuole unirsi a noi.

Infatti, come dice Mauro Mellini, gladiatore da una vita, non c’è tempo da perdere.

info@studiolegalecioffi.com

SUL PROSSIMO NUMERO: "SPUNTI PER UNA RIFLESSIONE SULLA DEONTOLOGIA GIUDIZIARIA NELLA GIURISPRUDENZA DELLE SEZIONI UNITE DELLA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE". A CURA DI MARIO CICALA.

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