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GIOVANI GIORNALISTI E GIORNALISMO DI INCHIESTA

mercoledì 18th, Aprile 2007 / 14:18 Written by

Con questa rubrica intendiamo dare spazio a quei tanti giovani giornalisti animati da spirito di ricerca della Verità, con la V maiuscola, che intendono lavorare per costruire un’informazione pulita e veritiera, impegnandosi in inchieste giornalistiche anche scottanti, a cui dal prossimo numero, on line nel mese di giugno, daremo assoluta precedenza, garantendo la copertura delle spese vive e l’assistenza legale gratuita in caso di querele, attraverso lo staff di Avvocati senza Frontiere.  

Iniziamo oggi a parlare di come si costruisce un’inchiesta giornalistica, attraverso le parole di Milena Gabanelli, una delle migliori giornaliste di inchiesta, autrice della più seguita e amata trasmissione televisiva, diventata punto di riferimento per chi vuole abbeverarsi di verità sottaciute e scomode. Intorno, escluse rarissime eccezioni, il deserto informativo si tramuta nell’oblio dei fatti e ferma le lancette della storia. Eppure dietro il lavoro della redazione di Report ci sono minacce, querele, isolamento professionale e, cosa ancor più grave,  l’assenza del nostro stupore,  assuefatti  all’idea “che comunque non ci è dato sapere”.

Il delicatissimo settore dell’informazione in Italia è appannaggio di pochissimi yesmen che, una volta guadato il Rubicone ed entrati nella cittadella del Quarto Potere, non vogliono e talvolta  non sanno spezzare l’autoreferenzialità dei circuiti informativi e creare un vero contraddittorio dialettico con i propri interlocutori.
L’articolo estratto dal sito www.giovanigiornalisti.it aiuta a capire le difficoltà in cui si imbatte  e le soluzioni che si inventa chi voglia fare inchiesta giornalistica televisiva, quella con la I maiuscola.

Come si costruisce un’inchiesta giornalistica.
La giornalista Milena Gabanelli a Saint-Rhémy-en-Bosses.

“Fare inchiesta significa raccogliere dei fatti e analizzarli. Costruire un percorso e attraverso un percorso raccontarli, attraverso un punto di vista. Non si è mai obiettivi. Un’indagine è un racconto che parte da un’esclusione. Da scarti, se la documentazione che si ha non illustra bene il filo conduttore di una situazione”. Oppure da tagli, anche di buon materiale, se questo è debole o incompleto.

“L’obiettività non esiste mai. E per essere poco faziosi è necessario procedere attraverso un lungo lavoro di analisi che richiede tanto tempo”. Questo è il motivo, secondo Milena Gabanelli, per cui non c’è inchiesta in Italia. I giornali e i telegiornali, per il loro carattere di quotidianità, non dispongono di tutto il tempo necessario e indispensabile per ricercare, approfondire, incrociare e verificare tutti i dati, prima di divulgarli. Vale a dire per fare inchiesta.

Milena Gabanelli, freelance, ha introdotto in Italia nel 1991 il videogiornalismo di cui ha teorizzato il metodo che ha anche insegnato nelle scuole di giornalismo, secondo il quale il giornalista è uno solo, è anche colui che fa le riprese, che sceglie ogni interlocutore, che confeziona l’inchiesta da mandare in onda. La differenza rispetto ad altri tipi di inchiesta è nel linguaggio, più diretto, mentre la forma risulta più imprecisa. La trasmissione in cui si può apprezzare questo stile giornalistico applicato della quale Milena Gabanelli è curatrice e coautrice, è Report, programma di inchiesta, in onda in prima serata in primavera, in seconda serata in autunno.

“Lavorando con un metodo tradizionale il vantaggio più grosso è l’economia. Un’inchiesta, a parità di costo rispetto alle inchieste con troupe, più impegnative e onerose, non dura meno di quattro-cinque mesi rispetto ai quindici giorni generalmente impiegati dagli altri giornalisti. Noi puntiamo sul contenuto, con un minimo di dignità formale. Ognuno monta a casa sua tutto il materiale girato con una scheda di montaggio. Il finale si fa in studio, a Roma. Il costo di un’inchiesta è di sessanta milioni di vecchie lire per sessanta minuti di inchiesta, ai quali si devono sommare i costi industriali per la messa in onda”.

“Un’inchiesta nasce da qualcosa che ci fa molto arrabbiare. Quando qualcuno da dentro, un insider, è disposto a raccontare e a tirare fuori i documenti”. Le situazioni-prova. “Il 50% delle inchieste nasce così. Il punto di partenza è qualcosa che vogliamo capire.”Gli argomenti delle inchieste nascono da interessi e da curiosità personali dei giornalisti oppure da suggestioni e da segnalazioni del pubblico.

“Finora la trasmissione non ha ricevuto nessuna censura”. Pertanto tutto è andato in onda nella collocazione prevista. “I documenti, presentati all’ufficio legale della Rai, erano indiscutibili perché si trattava di fatti e non di opinioni”. Gabanelli precisa che ogni puntata viene preventivamente visionata dal direttore di rete e sottoposta al vaglio dell’ufficio legale della Rai.

“Il dopo messa in onda è un momento spiacevole. Arrivano lettere dagli avvocati, citazioni dal tribunale, telefonate di offesa e telefonate di lamentela al direttore.

Ma questo è un mestiere possibile solo se non si hanno amici. Ecco perché la stampa locale non fa il suo mestiere.”

L’aspetto più limitante in assoluto, riprende la Gabanelli, è che “le testate televisive non sono indipendenti” La sorte di molta informazione infatti dipende da aspetti economici legati al potere degli inserzionisti.

“Il giornalismo- incalza- ha la responsabilità di far emergere i problemi. La politica quella di risolverli. L’Italia è un paese in cui non si accetta la critica. Nessuno critica. Quindi non si deve criticare. La gente si abitua a promettere. Aspetto un anno esatto e poi vado a vedere”. A verificare la situazione, sempre sulla base della constatazione dei fatti, riscontrando spesso delle omissioni, altre volte, secondo lo stile, degli illeciti. Ed è a questo punto che i giornalisti di Report si permettono di esercitare il diritto-dovere di critica. “Esistono fatti incontestabili, asserisce la Gabanelli, perciò gli interlocutori non possono arrabbiarsi ma devono adeguarsi alle promesse fatte.” Da loro stessi.

I cittadini sono consapevoli che è sufficiente omettere dettagli e fatti per cambiare l’aspetto di una notizia e, apparentemente, lo stato delle cose. Pertanto tutti, con lucidità e con coscienza vigile, indaghino sempre sul significato della testimonianza: “questo è un mestiere possibile solo se non si hanno amici.”

Fonte: www.giovanigiornalisti.it

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